Federmeccanica presenta la 153° Indagine Congiunturale

I GIORNI DELLA METALMECCANICA

Ogni tre mesi la voce delle imprese incontra la stampa nazionale e dei territori

 

153ª INDAGINE CONGIUNTURALE DI FEDERMECCANICA

Nel 2019 produzione metalmeccanica in flessione del 3% rispetto all’anno precedente. Italia ultima (dopo la Spagna) tra i principali paesi dell’area Ue. La CIG cresce del 64,1%.

Una situazione già molto difficile prima dell’emergenza Coronavirus può diventare drammatica.

 

Roma, 5 marzo 2020 – Sono stati diffusi oggi i risultati dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, giunta alla sua 153ª edizione.

«Questa nuova indagine congiunturale – commenta Alberto Dal Poz, Presidente Federmeccanica - cade in un momento estremamente critico per l’economia italiana. Alla debolezza congiunturale si è sommata un’emergenza inaspettata, che può avere effetti devastanti. Alle conseguenze produttive ed economiche immediate derivanti dal blocco di moltissime attività dirette e indirette per gestire l’emergenza, si aggiunge un grave danno reputazionale per l’Italia e le sue imprese. Alcuni paesi esteri stanno bloccando i flussi di prodotti, cancellano incontri con commerciali o chiedono improbabili certificazioni virus-free solo perché siamo italiani. Per evitare conseguenze irreversibili è indispensabile ritornare subito alla normalità. Al momento è difficile quantificare gli effetti negativi che comunque, inevitabilmente, ci saranno nell’intera economia e in particolare per il settore metalmeccanico

I risultati dell’indagine indicano come nell’ultimo trimestre del 2019 l’attività produttiva metalmeccanica è stata caratterizzata da un’ulteriore forte contrazione. I volumi di produzione sono, infatti, diminuiti dell’1,3% rispetto al precedente trimestre e del 4,6% nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente.

Nel 2019 la produzione metalmeccanica ha evidenziato una flessione media pari al 3% rispetto al 2018 con cali pesanti per la meccanica strumentale (-2,8%), per i prodotti in metallo (-4,4%) e in particolare per l’automotive che ha perso circa il 10% della produzione.

Complessivamente i nostri livelli di produzione risultano inferiori del 27,6% rispetto al periodo pre-recessivo (primo trimestre 2008) e, nel confronto con i principali paesi dell’area UE, siamo in ultima posizione superati anche dalla Spagna. Una situazione particolarmente grave considerando anche le difficoltà dell’industria metalmeccanica europea dove la maggiore economia, la Germania, ha ridotto, sempre con riferimento al quarto trimestre, i volumi di produzione metalmeccanica dell’8,2% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.

«Le informazioni che derivano dalla nostra indagine, condotta presso le imprese metalmeccaniche prima della diffusione dell’epidemia da coronavirus - prosegue il Presidente Dal Poz – già non lasciavano prevedere un miglioramento a breve della congiuntura settoriale. Le scorte di materie prime e di prodotti finiti risultavano in eccesso rispetto alle esigenze aziendali, il portafoglio ordini evidenziava un peggioramento così come le attese occupazionali a sei mesi prevedevano un ridimensionamento del numero di occupati. Oggi tutti gli indicatori già preoccupanti rischiano di dover essere rivisti in termini molto peggiorativi.»

Le dinamiche produttive osservate sono state determinate oltre che dall’andamento della domanda interna, anche da una diminuzione delle esportazioni metalmeccaniche che nell’ultimo trimestre dell’anno hanno registrato una contrazione in valore dell’1,0% rispetto allo stesso periodo del 2018 con cali maggiori verso la Germania (-2,6%) e la Francia (-1,8%) e, tra i paesi extra comunitari, verso la Cina (-5,2%) e la Turchia (-8,6%).

Relativamente al fattore lavoro, si evidenzia, nel 2019, una diminuzione degli occupati nella grande industria dell’1,3% e un incremento delle ore autorizzate di CIG del 64,1%.

«Il 2019 è stato per la meccanica un anno difficilissimo - commenta Stefano FranchiDirettore Generale di Federmeccanica -  e il 2020 può esserlo ancora di più. Il cambiamento che stiamo vivendo è profondo e strutturale: di produzione, di tecnologie, di filiere, di infrastrutture, di competenze e di organizzazione del lavoro. L’incertezza è dilagante e pervasiva. La congiuntura economica che stiamo vivendo non ci aiuta e le “crisi” hanno cicli sempre più ravvicinati con esiti imprevedibili, come quella che ora ci troviamo ad affrontare per l’emergenza coronavirus. Dobbiamo quindi agire sempre, e in ogni campo, affinchè le imprese possano operare in un contesto sostenibile che permetta loro di essere competitive».