In attenuazione la fase recessiva, ma la ripresa resta debole e non diffusa

PRESENTAZIONE DELLA 134ª FEDERMECCANICA:
IN ATTENUAZIONE LA FASE RECESSIVA, MA LA RIPRESA RESTA DEBOLE E NON DIFFUSA

Nel primo trimestre dell’anno in corso l’attività produttiva del settore metalmeccanico ha confermato le tendenze moderatamente espansive (+ 0,8%) osservate nella parte finale dell’anno precedente, ma la ripresa si presenta ancora debole e non diffusa a tutte le attività metalmeccaniche. Serve una strategia politica mirata e decisiva per sostenere l’intero comparto manifatturiero

Roma 3 giugno 2015 - La tradizionale presentazione dei risultati dell’Indagine trimestrale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, giunta alla sua 134ª edizione, si è tenuta oggi per la prima volta alla Camera dei Deputati. Una scelta precisa, con cui la Federazione ha voluto richiamare ancora una volta l’attenzione delle istituzioni politiche sulla difficile situazione dell’industria metalmeccanica e manifatturiera. A rafforzare questo messaggio, sono intervenuti all’incontro anche l’Onorevole Alberto Bombassei, che ha aperto i lavori, e l’Onorevole Carlo Dell’Aringa.

“Il messaggio che lanciamo oggi – ha esordito Alberto Dal Poz, Vicepresidente di Federmeccanica, nel corso della presentazione - è una richiesta di attenzione per l’industria perché siamo certi che con una corretta politica industriale si possa rilanciare la competitività del comparto manifatturiero”. Dal Poz ha evidenziato che puntare sulle imprese significa adottare una precisa strategia politica. Il Vicepresidente ha ricordato ancora una volta che il “Jobs act ha segnato un punto di partenza per aiutare concretamente le imprese a rinnovarsi e a essere competitive sul mercato globale ma affinché l’obiettivo possa essere pienamente raggiunto è essenziale proseguire in modo spedito sulla strada delle riforme strutturali e definire una vera Politica Industriale”.

I dati emersi dall’indagine e presentati da Angelo Megaro, Direttore del Centro studi di Federmeccanica, evidenziano una moderata inversione delle tendenze recessive in atto fino all’autunno dell’anno trascorso, ma la ripresa non risulta diffusa a tutte le attività del comparto : i livelli medi di produzione relativi al primo trimestre sono cresciuti dello 0,8% rispetto all’ultimo trimestre del 2014, ma hanno segnato ancora una flessione dello 0,5% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.

Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica ha commentato: “Le imprese che crescono sono in larga misura quelle che hanno una maggiore propensione all’export mentre soffrono ancora quelle che operano essenzialmente sul mercato domestico. Se l’export in una certa misura ha tenuto, abbiamo perso sostenibilità per il crollo della domanda interna che si conferma peraltro tuttora debole. Un sistema economico non può vivere di solo export per essere sostenibile. In più nel nostro settore assistiamo a performance molto diverse a seconda dei comparti, il che mette in evidenza la necessità di misure ad hoc. Non ci possono più essere soluzioni valide per tutti a nessun livello”. “Dal 2007 ad oggi - ha proseguito Franchi - il settore metalmeccanico ha perso circa un quarto della capacità produttiva installata ed oltre il 30% di produzione; la ricchezza creata dal settore (misurata con il valore aggiunto a prezzi costanti) è diminuita del 18% (97 miliardi di euro nel 2014 rispetto ai 120 del 2007) mentre l’occupazione si è ridotta di oltre 250 mila unità.
Sono numeri di una guerra e niente sarà più come prima. Dobbiamo avviare una vera e propria fase di “Ricostruzione” e per farlo è necessario agire su alcuni “Pilastri”: sostenere gli Investimenti pubblici e privati, stimolare la Produttività, creare le Competenze e rilanciare l’Innovazione per creare un modello Italiano di Industry 4.0”.

“Nel corso degli ultimi 7 anni – ha aggiunto Alberto Dal Poz - gli investimenti in macchine ed attrezzature hanno perso circa 30 punti percentuali. Per recuperare il terreno perso occorre rilanciare in primo luogo gli investimenti sia per favorire la ripartenza della domanda interna ma anche per affrontare la sfida della 4^ rivoluzione industriale ormai alle porte.
In tale prospettiva la questione degli “ imbullonati” ovvero del valore degli immobili comprensivi del valore totale dei macchinari ancorati all’interno degli stabilimenti produttivi, qualora soggetti al calcolo di IMU e TASI, non aiuta certo la ripartenza. Questa tassa equiparando, i mezzi produttivi agli immobili, considera i macchinari come fonte di rendita quando, al contrario, si tratta di investimenti il cui valore tende a ridursi nel tempo e, in alcuni casi, ad annullarsi rapidamente per effetto dell’obsolescenza. La tassa sugli imbullonati si somma, inoltre, alla già insostenibile pressione fiscale a carico delle imprese che pesa più del 64% sui profitti, mentre nella media UE risulta inferiore al 40%”.

Roma, 3 giugno 2015