Assemblea Generale 2016 Federmeccanica

FABIO STORCHI: «PER FEDERMECCANICA LA PAROLA D’ORDINE E’ RINNOVAMENTO»

 

«L’ IMPRESA COME BENE COMUNE E LA CENTRALITA’ DELLA PERSONA SONO I PRINCIPI ISPIRATORI DEL NOSTRO PROGETTO RIFORMATORE»

 

«NECESSARIO ABBANDONARE LA CONFLITTUALITA’ E RIPRENDERE LA STRADA DEL DIALOGO»

 

Secondo la ricerca MOL - Monitor sul Lavoro, realizzata da Community Media Research, anche i lavoratori si dimostrano “(r)innovatori”: il 42,1% dei metalmeccanici risulta aperto alle novità introdotte dalla proposta contrattuale di Federmeccanica.

 

Brescia, 1 luglio 2016– Si è tenuta oggi, presso il Teatro Grande di Brescia, l’Assemblea Generale 2016 di Federmeccanica che è stata dedicata al tema del “Rinnovamento” delle relazioni industriali fondato su due capisaldi: la consapevolezza che l’impresa rappresenta un bene di interesse comune da tutelare e il principio della centralità della persona, con una grande attenzione ai nuovi bisogni dei collaboratori a cui dare risposta attraverso il welfare e la formazione.  

«Ci troviamo – ha detto in apertura il Presidente di Federmeccanica Fabio Storchi - in una terra la cui storia è intrecciata a quella dell’industria italiana. Con ben 119 anni di vita l’Associazione Industriale Bresciana è la più antica d’Italia. L’industria bresciana è molte cose, ma è soprattutto industria metallurgica e metalmeccanica. Il ferro e il fuoco sono, da tempo immemorabile, le materie prime a partire dalle quali si è sviluppato un saper fare che colloca l’industria bresciana ai vertici mondiali in una molteplicità di settori. Un primato che trova conferma nei quasi 15 miliardi di export – realizzati nel 2015 – che fanno di Brescia la quarta provincia esportatrice d’Italia».

Dopo i saluti di Marco Bonometti (Presidente Associazione Industriale Bresciana) e di Emilio Del Bono (Sindaco di Brescia), i temi chiave dell’Assemblea 2016 sono stati approfonditi attraverso due diverse “conversazioni”.

La prima, dedicata a Impresa bene comune, ha visto la partecipazione di Enzo Benigni (Presidente e Amministratore Delegato Elettronica S.p.A.), Aldo Bonomi (Sociologo, Presidente Consorzio AASTER) e Pasquale Forte (Presidente Eldor Corporation S.p.A.).

La seconda conversazione, con focus sulla Centralità delle persona, è stata arricchita dai contributi di Claudio Galli (Regional HR EMEA Lombardini - Kohler Engines), Maria Cristina Gribaudi (Amministratrice Unica Keyline S.p.A.) e Daniele Marini (Università di Padova, Community Media Research).

A seguire l’intervento di Tommaso Nannicini (Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) e le conclusioni di Vincenzo Boccia (Presidente Confindustria).

Nell’introdurre i lavori dell’Assemblea Generale 2016, il Presidente Storchi ha dichiarato:

«Da tempo, siamo immersi in un processo evolutivo nel quale tecnica, pensiero e azione s’intrecciano per dar vita a quella che viene definita la Quarta Rivoluzione Industriale. Dopo la macchina a vapore, dopo l’elettricità e dopo l’elettronica, si dischiude una nuova era: quella della connettività e della rete.

Si va definendo un nuovo benchmark competitivo. Le imprese, i sindacati, le istituzioni, i sistemi locali e le persone devono modificare in profondità il loro modo di pensare, di vivere e di lavorare. Senza nuovi occhi è difficile comprendere l’attualità, l’organicità e la coerenza di quello che abbiamo chiamato Rinnovamento Contrattuale». 

Fabio Storchi ha poi posto l’accento sul ruolo che in questo contesto deve avere la Rappresentanza: «Non temiamo le divergenze perché consideriamo il confronto come l’unica via per raggiungere il miglior accordo possibile. Per questo invito i rappresentanti sindacali ad abbandonare la conflittualità che danneggia tutti – lavoratori e imprese – per riprendere la strada del dialogo, su nuove basi, andando oltre le liturgie e le ritualità superate. Dobbiamo utilizzare il linguaggio della verità nei confronti degli imprenditori e dei lavoratori. Ai primi, diciamo che il presente e il futuro richiedono relazioni industriali di qualità che rappresentano una grande sfida culturale. Ai secondi, proponiamo risposte ai loro nuovi bisogni di tutela e sicurezza, attraverso il welfare e la formazione per tutti».

Il Presidente ha ribadito che questi anni di crisi hanno rappresentato uno shock per l’economia reale e per la società che impone un profondo cambiamento culturale, non solo delle regole: «Possiamo produrre ogni tipo di analisi e inventare ogni tipo di formula, tuttavia, esiste un unico e sempre più evidente dato di fatto. I posti di lavoro e il livello retributivo sono legati all’esito del confronto competitivo, in un mercato ormai globale. Dunque, se l’impresa perde quote di mercato e di reddito offrirà ai dipendenti minori posti di lavoro e sarà in grado di pagare retribuzioni inferiori. Ciò significa che i rischi devono essere condivisi: consapevolmente e contrattualmente».

«Per queste ragioni – ha continuato Storchi - abbiamo elaborato un impianto contrattuale su due livelli, fra loro complementari, che realizzi un rapporto più avanzato ed equilibrato tra parte fissa e parte variabile della retribuzione, collegata ai risultati. Una soluzione nella quale il Contratto nazionale resta il cardine di riferimento – con funzioni di tutela e garanzia sui diritti fondamentali – lasciando spazio ai contratti aziendali, che devono essere legati sempre più al reale andamento aziendale e all’effettiva produzione di valore».

Secondo il Presidente di Federmeccanica, rispondere sia alle necessità competitive dell’azienda, sia alle esigenze dei suoi collaboratori e della società, è possibile. Le imprese e il lavoro devono affrontare una nuova sfida: trovare nuove formule di collaborazione per “creare valore condiviso”. Ma la via italiana alla partecipazione non deve imitare modelli elaborati in altri Paesi, per noi improponibili. Al contrario, deve nascere all’interno di quel capitalismo molecolare, familiare e di territorio che rappresenta il cuore e la parte prevalente della manifattura italiana.

«I metalmeccanici, siano essi imprenditori o lavoratori – conclude Storchi - hanno la possibilità di aprire una nuova strada. La trattativa che Federmeccanica ha in corso non è uno scontro muscolare tra due fazioni. Al contrario, è un confronto nel quale la premessa indispensabile è comprendere che il mondo è cambiato e che con esso devono cambiare le relazioni industriali. Il nostro obiettivo non è quello di creare modelli contrattuali astratti, ma puntare ad un nuovo modo di agire, molto pragmatico, per affrontare i problemi reali delle imprese e delle persone, a cui dobbiamo dare risposte concrete».

Una lettura, quella emersa durante i lavori dell’Assemblea, confermata anche dai dati dell’ultimo “Monitor sul Lavoro”, promosso da Federmeccanica e realizzato da Community Media Research. L’indagine mette in luce un mondo del lavoro attento alle trasformazioni: definire un salario minimo nazionale e legare una parte dello stipendio alla produttività, lasciando la negoziazione a livello aziendale, sono proposte che incontrano grande favore all’interno della platea dei lavoratori.

Alla formazione professionale viene attribuita sempre maggiore centralità: il 90,2% dei metalmeccanici la giudica utile per fare il proprio lavoro, l’86,2% la ritiene indispensabile per la carriera professionale.

Il Monitor ha sviluppato un indice di “innovazione contrattuale”. Sono scaturiti tre profili prevalenti: gli “innovatori”, quanti si sono mostrati in accordo con le proposte del “rinnovamento” contrattuale proposto da Federmeccanica, che sono il 42,1% dei metalmeccanici; i “conservatori”, che manifestano una prevalente contrarietà alle innovazioni proposte e sono il 35,8% e gli “incerti”, che sono il 22,1%.

Parallelamente emerge una scarsa conoscenza del regime fiscale a cui sono sottoposti alcuni elementi di grande importanza. Se tre interpellati su quattro hanno una corretta nozione dei meccanismi di tassazione sugli aumenti salariali in busta paga, solo il 50% ha consapevolezza dei vantaggi fiscali legati alle forme di welfare aziendale. La maggioranza dei metalmeccanici è quindi disponibile al cambiamento, ma ha necessità di comprendere meglio il valore del Rinnovamento ed i benefici che ne derivano per le imprese e per le persone.