Federmeccanica presenta la 138° Indagine Congiunturale

Primo trimestre 2016 in miglioramento rispetto al 2015, ma difficile ipotizzare un duratura inversione di tendenza

Produzione metalmeccanica cresciuta del 2,4% rispetto trimestre precedente grazie al comparto degli autoveicoli e alla meccanica strumentale.

Giudizio negativo da parte delle imprese sui volumi di produzione e sul portafoglio ordini.

 

Roma, 7 giugno 2016 – Si è svolta oggi a Roma, presso l’Hotel Nazionale, la presentazione dei risultati dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, giunta alla sua 138ª edizione.

I dati relativi all’andamento del comparto metalmeccanico, presentati da Angelo Megaro, Direttore del Centro studi di Federmeccanica, evidenziano come il 2015 si sia chiuso per il settore metalmeccanico con una crescita dell’attività produttiva del 2,8% rispetto all’anno precedente. La ricchezza prodotta, misurata con il valore aggiunto a prezzi costanti - come si evince dalla Contabilità nazionale - è aumentata del 2,4% ma risulta tuttora inferiore di circa il 16% rispetto ai valori pre-recessivi.

Il moderato incremento della produttività settoriale (+1,9%) è stato tuttavia sostanzialmente vanificato da una crescita del costo del lavoro pro-capite pari al +1,8%, determinando in tal modo una sostanziale invarianza della dinamica del costo del lavoro per unità di prodotto, che non ha consentito significativi recuperi di competitività nel confronto con i nostri principali paesi concorrenti.

Sempre nel 2015 i livelli occupazionali si sono contratti (per l’ottavo anno consecutivo) dell’0,8%. Attualmente risultano occupati nel nostro settore 1.635.000 addetti, 13 mila in meno rispetto al 2014 e 280 mila in meno rispetto al 2007.

Per quanto riguarda il 2016, nel primo trimestre dell’anno, dopo il rallentamento osservato nella seconda parte del 2015, l’attività produttiva metalmeccanica ha evidenziato un miglioramento sia rispetto al precedente trimestre (+2,4%) che nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente (+3,9%). A ben guardare, però, alla variazione congiunturale anormalmente elevata del mese di gennaio (+4,5%) ha fatto seguito un rallentamento nel secondo (+0,5%) ed una nuova inversione di tendenza nel terzo (-1,6%).

«I risultati della nostra indagine trimestrale -  ha commentato Alberto Dal Poz, Vicepresidente di Federmeccanica - pur in presenza di un moderato miglioramento, non lasciano ancora, intravvedere, nelle aspettative a breve, significative variazioni della congiuntura settoriale. Circa un terzo delle imprese esprime, tuttora, un giudizio negativo sia sui volumi di produzione conseguiti sia sui livelli degli ordini in portafoglio. Alla luce di tali andamenti è dunque difficile ipotizzare una significativa e duratura inversione di tendenza».

Dai dati analizzati emerge che il miglioramento della congiuntura osservato nel primo trimestre del 2016 risulta diffuso ai diversi comparti dell’aggregato metalmeccanico ma è stato soprattutto determinato ancora dalla produzione di autoveicoli (+8,0% rispetto al 1° trimestre del 2015) ed in una certa misura dal settore della meccanica strumentale che ha segnato, nel dato tendenziale del trimestre, un +5,7%.

Per quanto riguarda le dinamiche esportative di prodotti metalmeccanici, nel primo trimestre del 2016 sono diminuite dell’1,1% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. I progressi osservati verso i mercati comunitari (+5,0%) sono stati vanificati da una contrazione del 8,0% verso i paesi terzi.

Sono cresciute le esportazioni metalmeccaniche verso la Francia (+8,8%), la Spagna (+9,3%) ed in misura più contenuta verso la Germania (+1,3%) mentre sono diminuite ancora quelle verso la Russia (-22,0%) e la Cina (-9,7%) ma anche, per la prima volta dopo molti anni di crescita, quelle dirette verso gli Stati Uniti (-7,4%).

«L’ennesima crescita del costo del lavoro rilevata della 138a indagine congiunturale che Federmeccanica conduce presso un campione di imprese associate - dichiara Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica - conferma quanto sia indispensabile realizzare un Rinnovamento culturale e contrattuale.  Le dinamiche del CLUP del nostro settore manifatturiero sono molto lontane da quelle di Paesi come Gran Bretagna e Germania che lo hanno abbassato o mantenuto invariato. Da noi dal 2000 a oggi è cresciuto del 34,7%. Ecco perché legare i salari alla produttività aiuterebbe Infatti buona parte del peggioramento del CLUP è proprio imputabile alla scarsa crescita della produttività necessaria a compensare l’incremento del costo del lavoro. Occorre inoltre passare da un concetto di puro costo a quello di investimento sulla persona attraverso la formazione ad esempio e puntare su tutti quegli strumenti che ci consentono di abbattere il cuneo fiscale per le imprese e per i lavoratori. Il welfare aziendale e contrattuale, anche alla luce dei recenti provvedimenti legislativi, sarà sempre di più centrale.».

«Questi dati – conclude Dal Pozribadiscono che ora o mai più dobbiamo impegnarci per difendere le imprese ed il lavoro. Quanto proposto da Federmeccanica va esattamente in questa direzione. E’ necessario avviare una vera e propria fase di ricostruzione ed ognuno deve fare la sua parte. Il settore metalmeccanico soffre un problema di valore aggiunto che è crollato durante i terribili anni della crisi. Ora la priorità è generare ricchezza, dobbiamo farlo insieme perché poi questa venga distribuita dove è stata prodotta, nelle Aziende.».