Federmeccanica presenta la 162° Indagine Congiunturale

  • Nei primi tre mesi del 2022 si registra una flessione dei volumi di produzione pari allo -0,2% sul trimestre precedente.
  • L'export cresce del 18,3% (rispetto al 1° trim. 2021), ma verso Cina e Russia si registra un calo del 10%. Nel mese di marzo, le esportazioni verso la Russia sono diminuite di oltre il 60%.
  • Il 93% delle aziende interpellate ha registrato ulteriori rincari nei costi delle materie prime e dell’energia che nel 41% dei casi hanno comportato la riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva ed oltre il 60% segnala una riduzione del Margine Operativo Lordo.
  • Il 53% delle imprese partecipanti all’indagine sta risentendo degli effetti del conflitto russo-ucraino: il 60% prevede una contrazione dell’attività produttiva, mentre il 4% corre il rischio di doverla interrompere.

 

Roma, 8 giugno 2022 – Sono stati diffusi oggi i risultati della 162ª edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica.

Nel primo trimestre dell’anno in corso, l’attività produttiva metalmeccanica evidenzia un’attenuazione dei risultati negativi osservati nel corso dell’ultimo trimestre del 2021 ed allo stesso tempo dall’indagine emerge un ridimensionamento delle prospettive di crescita.

I volumi di produzione nella media dei primi tre mesi dell’anno mostrano una flessione dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e un aumento dell’1,3% nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente. I livelli di produzione conseguiti si confermano, inoltre, sostanzialmente in linea con i risultati raggiunti nei mesi immediatamente precedenti lo scoppio della pandemia.

Nell’ambito del settore si sono osservati andamenti produttivi tendenziali fortemente differenziati nei diversi comparti che compongono l’aggregato metalmeccanico. Sempre con riferimento al primo trimestre 2022, la produzione di Computer, radio TV, strum. medicali e di precisione è aumentata del 5,8% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, quella di Macchine e apparecchi meccanici del 3,6% e gli Altri mezzi di trasporto del 2,4%. La fabbricazione di Macchine e apparecchi elettrici è diminuita del 2,0%, quella di Prodotti in metallo dello 0,9% e di prodotti metallurgici dello 0,7%; sostanzialmente invariata la produzione di Autoveicoli e rimorchi.

Nei principali paesi dell’Unione Europea, rispetto all’ultimo trimestre del 2021, la produzione metalmeccanica, a fronte di una flessione dello 0,2% osservata nel nostro Paese, è risultata stabile in Germania (+0,1%), mentre è cresciuta dello 0,4% in Francia e dello 0,6% in Spagna. Nel confronto tendenziale si evidenzia una flessione del 5,8% per la Germania, del 3,5% per la Spagna e dell’1,7% per la Francia, mentre nel nostro Paese si è registrata una sostanziale stabilità dei volumi prodotti.

Un contributo positivo all’attività produttiva metalmeccanica nel nostro Paese è stato dato dalle esportazioni che nel confronto con il primo trimestre 2021 hanno fatto registrare un +18,3%. Nello stesso periodo le importazioni in valore sono cresciute del 25%. Occorre osservare che gli incrementi dell’interscambio in valore sono stati influenzati da una forte crescita dei valori medi unitari.

Con riferimento alle aree di destinazione, le esportazioni verso i paesi UE sono cresciute del 20,4% mentre quelle verso i paesi terzi del 15,7%. È significativamente aumentato l’export verso i principali paesi europei (Francia, Germania e Spagna) e verso gli Stati Uniti (+32,2% sul primo trimestre 2021), mentre verso la Cina e la Russia si è avuto un calo intorno al 10%.

Con specifico riferimento alla Russia, nel singolo mese di marzo (mese di inizio dell’invasione dell’Ucraina) le esportazioni metalmeccaniche sono diminuite del 61,4% rispetto a marzo 2021.

«Ancora una volta parliamo di economia con una guerra in corso. Ancora una volta il nostro pensiero va alle persone colpite da questa grande tragedia. Ancora una volta ci troviamo a commentare dati e sensazioni contrastanti – ha dichiarato Diego Andreis, Vice Presidente Federmeccanica – . Ci sarebbero i presupposti per un rilancio del nostro Settore, si percepisce una tensione potenzialmente positiva nei mercati, poi però si confermano o subentrano quelle difficoltà impreviste ed imprevedibili che frenano la ripresa mettendo anche a forte rischio il futuro di molte imprese. Assistiamo a molti paradossi. Ci sarebbero ordini ma non ci sono materie prime tanto da compromettere la produzione, molte delle aziende che riescono a produrre perdono profitti per i costi delle stesse materie prime e dei prodotti energetici. C’è una transizione energetica e tecnologica che pone all’orizzonte, se non gestita correttamente, problemi reali e solo potenziali opportunità. Il tutto all’interno di un quadro di grande incertezza che inevitabilmente in diversi casi finisce per congelare gli investimenti. È necessario che l’intero sistema produttivo venga sostenuto con interventi mirati emergenziali ma soprattutto strutturali. Dalle misure per calmierare i prezzi dei prodotti energetici alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, fino alle politiche industriali sulla transizione tecnologica ed ecologica, a partire dall’Automotive. Ancora una volta siamo a richiamare l’attenzione su questo importante segmento dove non bastano incentivi a supporto della domanda, ma servono interventi organici puntando sull’offerta. Ancora una volta noi faremo la nostra parte nelle Imprese, nell’interesse di tutti. Dobbiamo però tutti cambiare passo e visuale, partendo dalla consapevolezza che il futuro si costruisce, non si subisce.»

 

Dopo la sostanziale stagnazione dell’attività produttiva osservata nel primo trimestre del 2022, gli indicatori previsivi relativi ai prossimi tre mesi segnalano valutazioni ancora positive ma in peggioramento rispetto alla precedente rilevazione, infatti:

  • Il 33% delle imprese intervistate dà una valutazione positiva del proprio portafoglio ordini, in discesa rispetto al 49% della precedente rilevazione.
  • Il 29% prevede incrementi di produzione, mentre nell’indagine scorsa erano il 40%.
  • Il 25% ritiene di dover aumentare, nel corso dei prossimi sei mesi, gli attuali livelli occupazionali a fronte di un più contenuto 10% che, invece, ne prevede un ridimensionamento. Lo scorso trimestre, invece, erano pari al 31% le imprese che pensavano di aumentare l’occupazione mentre il 6% preannunciava un calo.